"A che serve una critica che non critica?
La domanda, apparentemente banale ma in realtà destabilizzante, la pose Bruno Zevi in un incontro che si tenne una quindicina di anni fa nel cortile di Santa Maria della Pace a Roma. A circa dieci anni dalla morte del critico, dovremmo riporcela. Una risposta oggi sarebbe però devastante. E non solo per il conformismo di troppi scrittori di cose architettoniche – non sarebbe una novità nel panorama italiano che e' da sempre stato fertile di comprimari e di figure servili- quanto per lo stato strutturale di crisi dell’ industria della carta stampata. Libri e riviste si pubblicano se sovvenzionati dagli autori o dalle università e quindi anche i prodotti più onesti sono per forza di cose autocelebrativi; mentre le riviste – che vivono a condizione di avere costi prossimi allo zero- non possono pagarsi né le foto né gli articolisti e quindi dipendono in larga misura dal materiale gentilmente fornito dai PR degli studi. Solo internet, che richiede investimenti molto più modesti, a questo punto ci può salvare. Ma esiste un proliferare di critica su internet?"
http://www.prestinenza.it/articolo.aspx?id=344
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