" questo spazio è stato pensato per dare un’opportunità agli studenti di architettura di Trieste di trovarsi, conoscersi e scambiarsi notizie informazioni esperienze….
come tutti sappiamo bene la situazione della facoltà è piuttosto precaria: mancanza di una sede, carenza di spazi, penuria di attrezzature, precarietà dei docenti… sono tutte condizioni che minano le nostre possibilità di vivere l’esperienza universitaria in maniera piena e produttiva. "

16 giugno 2009

Premio Giovani Critici

presS/Tletter, la raccolta delle newsletter di Luigi Prestinenza Puglisi, ha premiato i partecipanti al premio giovani critici.
Gli scritti, sono stati valutati in due fasi da due distinte giurie: una di giovani e una di giornalisti che dirigono o collaborano con alcune tra le più importanti testate di architettura.

L'obiettivo del premio è quello di individuare nuovi talenti per una attività, quella del critico, di cui si sente bisogno, soprattutto nel momento attuale in cui è difficile individuare una direzione per l'architettura contemporanea.
Sezione Editi
I classificato: HOTEL POLONIA - Fotomontare il futuro di Marco Sammicheli
II classificato: Racconto di Bogotà dal Transmilenio di Alessandro Nieddu
III classificato: Learning from center di Matteo Belfiore
Sezione Inediti
I classificato: CV08 - Il Robot mangia-suburb di Andrew Maynard di Silvio Carta
II classificato: "ConSent" Architecture is the MassAge Di Nicola Lunardi
III classificato: L'Architettura contemporanea ha sbagliato ruolo Di Gianluigi D'Angelo
Scritto Breve
Breve apologia dell’imperfezione di Francesco Fusaro


Qui di seguito viene pubblicato lo scritto breve di Francesco Fusaro.
Per consultare gli altri testi qui il sito di presS/Tletter.
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Breve apologia dell’imperfezione di Francesco Fusaro

"L’imperfezione appare come un trampolino che ci proietta dall’insignificanza verso il senso"
A. J. Greimas, De l’imperfection, Editions Pierre Fanlac, Paris 1987 (tr. it., Dell’imperfezione, Sellerio Editore, Palermo 1988, p. 75).

L’essere nel mondo dell’uomo è abitare nel mondo, prendervi dimora. Dalla presunta cacciata dal Paradiso Terrestre la condizione di abitante del mondo ha imposto all’uomo di intervenire sulla realtà allo scopo di «difendersi dal pericolo in cui vivendo ci si trova», di rendere possibile la vita. Per l’uomo rendere vivibile il mondo significa renderlo abitabile.

e la configurazione propria dell’abitare varia incessantemente nel tempo assecondando l’individuazione di nuovi pericoli, nella cosiddetta epoca della modernità liquida il processo di obsolescenza che ha coinvolto le forme dell’abitare ha subito una costante accelerazione sospinto da una sorta di distruzione creativa. Sottoforma di permanente trasgressione rispetto al già dato l’Architettura deve dimostrarsi capace di assecondare le esigenze di una condizione d’irrimediabile contingenza e, in questo, la sua azione sembra poter sussistere solo in quanto progetto irrealizzato, privo di un télos, di un fine ultimo visibile a priori che non sia la sua resa al tempo. A guidare l’evoluzione dell’Architettura nel suo continuo farsi altro è allora il medesimo principio d’imperfezione che governa la realtà costruita rendendola insufficiente nel tempo a rispondere alle necessità e alle aspirazioni umane — non si tratta solo di DOVERE, di esigenze, ma di VOLERE, di aspettative. Ogni intervento finalizzato all’abitare muove dalla constatazione di una carenza nella realtà presente e si prefigge lo scopo di colmarla, di rendere tale realtà più idonea alla vita, di perfezionarla. Ogni abitare è imperfetto e proiettato verso il suo superamento.

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